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Dai Musicarelli a Star Wars Boom di visitatori per «Cartoomics»

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Un fiume di gente, tutti appassionati di fumetti che nell'era digitale forse fa un po' retrò. Ma tant'è. Al cuor non si comanda e quando la passione chiama...Ha chiuso con un pubblico record di più di 55 mila visitatori nei tre giorni di apertura la ventunesima edizione di Cartoomics, la rassegna tutta dedicata al fumetto, ai giochi tradizionali da tavolo nei padiglioni della Fiera di Milano a Rho. La manifestazione, in crescita rispetto agli ultimi anni, ha confermato così il successo di una formula che miscela il collezionismo con le mostre a tema, lo spettacolo, il cinema e attira l'interesse di un pubblico tradizionale e di tanti giovani. Diverse le mostre dedicate che hanno riscosso l'interesse del pubblico, dalla Milano nera degli anni Settanta, a Cuori matti, che ha celebrato i mitici «musicarelli», ossia i film che negli anni Sessanta e Settanta uscivano sull'onda del successo di una canzone con protagonisti assoluti gli assi della classifica italiana. Sono stati quindi ricordati cantanti famosi come Little Tony, Adriano Celentano, Bobby Solo, Tony Dallara, Mal, Caterina Caselli e tanti altri. Da «Lisa dagli occhi blu» fino all'ultimo «Jolly Blu» (Max Pezzali). Omaggio al cinema musicale che non ha trascurato le origini con un omaggio alle pellicole degli anni Quaranta dedicati alle romanze da camera e d'operetta. Grande successo, nell'area fantascienza, per la saga stellare di Star Wars dove figuranti vestiti con costumi di scena hanno interpretato gli eroi della saga lucasiana tra combattimenti con spade laser e parate: da Darth Vader alla principessa Leila, dai mitici Stormtroopers ai piccioli Jawa


Guerre di abusivi e degrado Le periferie prendono fuoco

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Le scale diventate una discarica e, come in Campania, qualcuno l'ha trasformata in un'altra «terra dei fuochi». Le fiamme sono divampate l'altra sera all'ora di cena nella «casbah» di via Cavezzali 11 e sono per un miracolo qualcuno non c'è rimasto. Due coraggiosi marocchini infatti sono andati a tirar fuori dalla trappola di fumo una famiglia del Bangladesh, poi finita in ospedale. Ultimo, ma solo in ordine di tempo, dei tanti episodi che confermano l'estremo abbandono delle periferie da parte della giunta Pisapia. Come ha detto del resto non un acido critico dell'«avvocato gentile», definizione dei suo turibolanti, ma un'esponente del Pd, Sara Brusa, che per questo si è dimessa dal consiglio di zona 6.
Via Cavezzali, 8 piani più attico, nato con molte pretese come residence di lusso è uno dei tanti bubboni in città. La proprietà fallì, i circa 200 alloggi, mediamente di 20 metri quadrati, sono andati all'asta e riaffitati dai nuovi proprietari spesso in nero, quasi sempre a stranieri. Che però quasi subito smettono di pagare. Qui infatti non funziona nulla: luci condominiali, ascensori, pulizia degli spazi comuni, senza contare le varie bande etniche si contendono il territorio a colpi di coltello. Nel 2006 i proprietari misero un servizio di guardie armate, una delle quali però perse la testa e ammazzò un marocchino ubriaco.
Periodicamente il Comune manda Polizia locale e Amsa a ripulire, in ogni senso, il palazzone, portando via decine di clandestini e tonnellate di rifiuti e dopo tre mesi siamo punto a capo. E l'altra notte è scoppiato l'incendio, forse doloso, in un accumulo di elettrodomestici, letti, divani, mobili vari, passeggini, abiti. Due marocchini di 44 e 42 anni sono scesi dall'ottavo piano e si sono accorti che la famiglia bengalese del quinto era intrappolata dal fumo. Hanno tratto in salvo genitori, di 30 e 28 anni, e i due figli, di 5 e 3 anni, poi finiti al Fatebenefratelli. In ospedale anche un marocchino, mentre altri inquilini sono stati assistiti sul posto.
Ma via Cavezzali è solo uno dei tanti buchi neri. Ce ne sono di «mobili», cioè campi nomadi che crescono a dismisura nel più completo disinteresse, vedi via Montefeltro in zona Certosa o Dione Cassio. Fino a quando i residenti, esasperati da furti, aggressioni e intimidazioni cominciano a fare fiaccolate e finalmente con agilità bradipesca, il Comune interviene. Ma dura un attimo: l'accampamento abusivo di viale Forlanini è stato sgomberato giovedì, ma si è già riformato sotto il ponte della tangenziale. Oppure di «stabili» i campi di via Idro, dove abita la vivace comunità Braidich che spesso sveglia nel cuore della notte i vicini a colpi di pistola, o Selvanesco. Qui un po' gli zingari, un po' i «soliti ignoti», hanno trasformato una bella fetta del Parco Sud in discarica. Senza contare le «zone franche» come il quadrilatero Gola, Pichi, Borsieri ai Navigli, dove centinaia di alloggi popolari sono occupati dagli antagonisti. O i fortini della mala come via Quarti a Baggio o Pascarella e Lope de Vega. La giunta però pensa al centro, con Area C, car e bike sharing e amenità varie. Finché a gridare «il re è nudo» non ci ha pensato la consigliera Brusa, 31 anni: «Basta, questa amministrazione non si occupa delle periferie e io sono stanca di essere presa in giro: mi dimetto». Forse quello che vorrebbero fare molti milanesi.

Incendio nello storico palazzo casbah di via Cavezzali: intossicati due bambini Ma tutti i quartieri difficili sono arrivati al punto di non ritorno. Causa inerzia

Auto bruciate nel quartiere Baggio

La matrigna vince la lunga dinasty degli Innocenti

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Si sono accapigliati per quasi vent'anni, contendendosi quel che restava di un sogno. Il sogno era l'avventura industriale di Ferdinando Innocenti, l'uomo venuto dalla Valdinievole che portò a Lambrate i tubi, la Lambretta, la Mini. Quel che ne restava è una montagna di milioni tra contanti, gioielli, palazzi, titoli. Sessanta milioni. Un tesoro, più che un tesoretto: intorno al quale, come spesso accade quando in ballo ci sono un sacco di soldi, si è sviluppata una aspra battaglia tra eredi. Cui solo l'altro ieri la sentenza della Corte d'appello di Milano seconda sezione, ha messo conclusione. L'oggetto del contendere era l'eredità di Luigi Innocenti, figlio unico di quel capitano d'industria vulcanico ed efficiente che fu Ferdinando. Il capostipite era morto nel 1966, lasciando Luigi alla guida di un piccolo impero che spaziava dalla meccanica pesante, alle automobili, agli scooter. Tempo cinque anni, e Luigi aveva deciso che la vita dell'imprenditore non faceva per lui. Colpa forse dell'autunno caldo, che aveva reso le fabbriche un posto meno pacifico che negli anni Cinquanta. O forse semplicemente questione di indole. Fatto sta che nel 1971 Luigi Innocenti vende tutto, spezzettando la creatura paterna. La meccanica passa all'Iri, cioè allo Stato. Le Lambrette agli indiani. Le automobili finiscono in mano alla British Leyland. Luigi Innocenti si ritrova in mano una valanga di contanti, anche perché ha avuto l'accortezza di fasri pagare estero su estero, su un conto alla filiale Ubs di Lugano. Totale, 43 miliardi di lire dell'epoca. Quando nel 1976 in Italia entra in vigore la legge sul rientro dei capitali, un condono ante litteram, ne fa tornare solo 17.

Nello stesso anno in cui vende l'impero, Luigi Innocenti ottiene l'annullamento del suo primo matrimonio. E qui si innesca lo scontro ereditario che solo ora arriva a compimento. Perché Innocenti ha già un figlio, Gianfranco, nato dal primo matrimonio. Ma ha già anche una nuova compagna, Liliana Querci, che sposerà nel 1980 e che nel 1981 gli dà un secondo figlio, Lorenzo. Per un po', figlio di primo letto e nuova moglie vanno d'amore e d'accordo. Poi, man mano che le condizioni di salute di Luigi peggiorano, anche i rapporti nella famiglia allargata virano al brutto. Litigano, si fanno causa, poi si riappacificano, poi litigano nuovamente. E il putiferio scoppia quando, il 12 giugno 1995, Luigi Innocenti muore. Il notaio apre il testamento redatto pochi mesi prima: e si scopre che Innocenti ha deciso di «lasciare tutti miei beni in parti uguali a mia moglie Liliana Querci e a mio figlio Lorenzo Innocenti, che nomino miei eredi universali, cosi revocando ogni mia precedente disposizione testamentaria».

Al primo figlio, Gianfranco, neanche una lira. Il motivo lo spiega lo stesso Luigi, nel testamento: al primogenito è già andata una valanga di soldi quando il padre era in vita, e gli passò progressivamente contanti e altri beni. Venti miliardi di lire in contanti, Svizzera su Svizzera; una quota tra il 40 e il 60 per cento di tutte le società immobiliari, compresa la Immobiliare Laurentiana, padrona di uno stupendo palazzo in via della Spiga; nonchè «tutti i gioielli di mia madre del valore di alcuni miliardi; l'arredamento della mia casa di Roma, via San Nicola Tolentino; l'arredamento della mia casa di Milano, Piazza S. Babila». Tra gli arredi, la «Collezione Innocenti», una raccolta di mobili di grande valore. Gianfranco Innocenti però non ci sta: e accusa la nuova moglie di avere plagiato l'anziano genitore, reso poco lucido dalla salute malferma. «La malattia ridusse progressivamente anche le sue capacità psichiche, tanto da farlo diventare l'ombra del grande imprenditore a tutti noto, facilmente influenzabile da chi gli viveva a fianco. Gli inviti e le frequentazioni dell'ing. Innocenti cominciarono a essere gestite in via esclusiva dalla signora Querci, la quale andava via via estraniandolo dalla vita sociale e di relazione e da ogni affare, nella vita privata gli venivano preclusi gli svaghi (suonare il pianoforte) e i giochi (le carte) preferiti». E, negando di avere mai ricevuto regali, Gianfranco Innocenti pretende la sua quota di eredità. Causa interminabile, perizie conto perizie. Nel 2010,il tribunale decide che il testamento va bene così com'è, il primogenito ha già avuto in vita la parte che gli spettava. Ma Gianfranco non molla, nel 2011 ricorre in appello. E adesso perde di nuovo. Dei sessanta milioni lasciati dal padre, dice la sentenza, ne ha già avuti abbastanza.

Gli eredi dell'inventore di tubi, auto e scooter in causa da vent'anni per i 60 milioni di Luigi

Pmi manifatturiere, un bando per partecipare a Homi

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Parte una nuova iniziativa sostegno delle Pmi manifatturiere. Dal 25 marzo al 9 maggio, 100 aziende lombarde potranno aderire al bando di Unioncamere Lombardia e Regione Lombardia per partecipare gratuitamente a un percorso di internazionalizzazione che comprende anche la partecipazione alla prossima edizione di HOMI, il Nuovo Grande Macef, il salone degli stili di vita organizzato da Fiera Milano in programma dal 13 al 16 settembre prossimi.

L’iniziativa è diretta alle imprese manifatturiere, industriali o artigiane con sede legale o operativa attiva in Lombardia, che rientrano nella classe delle PMI: tra i 4 e i 249 dipendenti e un fatturato tra i 500 mila e 20 milioni di euro. In totale, Regione Lombardia e Unioncamere Lombardia, insieme a Fiera Milano, stanzieranno 550.000 euro, che verranno messi a disposizione delle 100 aziende ammesse che potranno beneficiare, oltre allo spazio preallestito di 12 metri quadrati per ciascuna azienda all’interno dell’area dedicata all’iniziativa, anche della formazione specialistica sul tema dell’internazionalizzazione, all’assistenza di esperti in internazionalizzazione e alla possibilità di essere incluse nell'EMP, il sistema di matching di Fiera Milano che consentirà loro di incontrare buyer internazionali altamente qualificati direttamente presso il loro stand durante la manifestazione.

Per poter partecipare al bando, le aziende devono operare nei comparti compresi nell’offerta merceologica di HOMI: living, tavola, profumazioni, outdoor, tessile per la casa, accessori moda, bijoux e gioielleria. Saranno ammesse le aziende che non abbiano partecipato alle ultime due edizioni dell’evento HOMI (gennaio 2014) e Macef (settembre 2013). La domanda di ammissione si può presentare dalle ore 12.00 del 25 marzo alle ore 12.00 del 9 maggio 2014.

HOMI rappresenta un interessante punto di incontro con tante opportunità di internazionalizzazione: dopo l’esordio positivo di gennaio con 1.500 aziende espositrici su circa 80.000 metri quadri e la presenza di 94.000 visitatori, il salone è stato presentato anche a Parigi e Francoforte e sbarcherà a ottobre a Mosca, dove avrà luogo la sua prima edizione fuori dai confini nazionali. Forte di questa spiccata vocazione internazionale, HOMI si prepara a offrire a 100 aziende lombarde l’occasione di fare parte di un format innovativo, che consentirà alle realtà più rappresentative del territorio e attente all’evoluzione degli stili di vita, di proporsi a operatori interessati a proposte originali, trovando così grandi opportunità sul mercato nazionale ed estero.

Per tutte le informazioni su come partecipare al progetto “Incoming di Buyer esteri a HOMI – il Nuovo Grande Macef, 13-16 settembre 2014” è possibile consultare il sito: www.bandimpreselombarde.it

Iniziativa di Unioncamere, Regione Lombardia e Fiera Milano: stanziati 550mila euro per far partecipare gratuitamente 100 aziende lombarde a un percorso di internazionalizzazione e alla prossima edizione di Homi, il Nuovo Grande Macef, il salone degli stili di vita in programma dal 13 al 16 settembre prossimi

Speciale: 

I palazzi che Pisapia vuole "espropriare"

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Vi ricordate la storia di Pisapia e degli "espropri"? Ci sono novità, gli immobili nel mirino del primo cottadino sono 175 e, come ha rivelato L'Intraprendente, nella lunga lista ci sono anche luoghi di proprietà statale, come l'ex provveditorato agli studi di Milano. Insomma, a Milano sembra esserci qualche problemino con la proprietà privata. Tutto deriva dal tanto contestato Regolamento edilizio di Milano che all'articolo 11 prevede che se il proprietario non si prende cura dell'immobile il Comune, dopo aver verificato lo stato di sporcizia, di incuria e di inutilizzo del 90% della superficie, diffida il proprietario. Primo passo. Il malcapitato ha sessanta giorni per spiegare a Palazzo Marino come sistemerà la casa. Se nessuno si fa sentire, ci pensa il Comune stesso a bonificare l'immobile, ovviamente a spese del proprietario. Ma la chicca arriva dopo 5 anni. Perché dopo un lustro il comune destina a "finalità sociali" l'immobile. Qualunque sia il proprietario, anche lo Stato stesso. L'opposizione è già sulle barricate e parla di un vero e proprio "soviet". 

Sono 175 immobili e alcuni sono anche di proprietà dello Stato...

AL MUSEO DIOCESANO Otto minitour per scoprire come cambia Milano

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Il Museo Diocesano di Milano organizza 8 incontri «Milano racconta» dedicata alla città che cambia: lo storico dell'arte Stefano Zuffi accompagna alla scoperta dei quartieri, secondo la storica divisione in sei «porte» della città antica. Partendo da Porta Romana (mercoledì 19 marzo), attraversando Porta Ticinese (mercoledì 26 marzo), fermandosi ad osservare con Maria Vittoria Capitanucci, docente di Storia dell'Architettura al Politecnico, le più recenti trasformazioni (mercoledì 2 aprile) e i vari palazzi dagli anni Venti ad oggi (martedì 15 aprile). Il percorso riparte da Porta Vercellina (mercoledì 7 maggio), raggiunge Comasina (martedì 13 maggio), Porta Orientale (mercoledì 21 maggio), e si conclude a Porta Nuova (martedì 27 maggio). Tutti gli incontri si svolgono alle 17.30 nella sala dell'Arciconfraternita.

IN CORSO GENOVABiciclette vintage in mostra al bistrot

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«Belle così non le avevate mai viste». Recita in questo modo lo slogan che invita oggi a entrare all'art bar bistrot «@le biciclette» in via Torti all'angolo con corso Genova. Nel noto locale di tante spensierate serate milanesi viene esposta oggi la collezione 2014 di Velorapida, biciclette dal sapore e dalle pedalate vintage in tre diverse declinazioni - eleganti, veloci ed elettriche - a disposizione dei visitatori che entreranno nel celebre bistrot cittadino.
Naturalmente sarà possibile provare tutti mezzi che interesseranno fra quelli che verranno esposti e la sessione prova inizierà a partire dalle 16. Alle 18 è previsto invece un aperitivo di benvenuto a chi vorrà visitare l'esposizione di Velorapida. Sarà possibile intrattenersi fino a tarda ora grazie al live djset che accompagnerà chi vorrà restare per cena.

In cento assaltano l'hotel: «Non si ospitano i fascisti»

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Dopo le minacce alla struttura e ai dipendenti, gli antagonisti sono passati, in pieno stile mafioso, a «punire» l'hotel Admiral di via Domodossola, reo di aver ospitato sabato pomeriggio un convegno di Casa Pound e Alba Dorata. L'altra sera attorno alle 20 un centinaio di attivisti mascherati hanno gettato vernici gialle e blu contro le auto in sosta, le vetrate e anche dentro la hall. Lasciando poi scritto sui muri: «Chi ospita i fascisti ne paga le conseguenze».
Il messaggio è fin troppo eloquente e pare seguire gli insegnamenti di Mao: «Colpisci uno ed educane cento». D'ora in poi i titolari degli altri alberghi sapranno cosa temere. Un po' come fa la mafia quando qualcuno non paga il pizzo. E come stanno facendo i No Tav in Val Susa: attacchi contro le forze dell'ordine, le aziende impegnate nei lavori e anche gli operai. Accusati di essere al servizio dei padroni, «oggettivamente» contro il movimento e quindi esposti come chiunque altro alla «vendetta proletaria».
Sabato scorso del resto era una giornata ricca di appuntamenti organizzati dall'estrema destra, a partire dal raduno dei paracadutisti organizzato dal gruppo Lealtà e azione per commemorare la Rsi. Ma sono stati soprattutto i convegni di Forza nuova e Casa Pound a mettere sul piede di guerra antagonisti, partitini comunisti, Pd e Anpi. Forza nuova aveva previsto l'incontro all'hotel della Regione in via Elvezia a Monza mentre Casa Pound appunto all'Admiral. Appena sono stati divulganti i nomi degli alberghi, sono iniziate le solite telefonate con insulti e minacce per la proprietà e i dipendenti, se avessero confermato la disponibilità. l'«hotel della Regione» si è sfilato con una scusa ma Forza nuova ha trovato nuova ospitalità all'Eurohotel di viale Monza a Concorezzo, dove una ventina di militanti del centro sociale Foa Boccaccio, hanno volantinato e rumoreggiato a lungo, però a debita distanza.
Nessuno invece ha neppure tentato di disturbare Casa Pound che ospitava un paio di parlamentari di Alba Dorata, movimento greco di estrema destra che alle elezioni del 2012 ha sfiorato il 7 per cento. Temendo incursioni la polizia aveva iniziato a presidiare l'albergo già ore prima, poi verso le 15 ha chiuso via Domodossola, schierando un centinaio di uomini, oltre al personale in borghese. E tutto è filato liscio come l'olio. Poco dopo le 16 i convegnisti sono entrati, mentre fuori le forze dell'ordine controllavano la zona sotto un sole primaverile.
Ma il «movimento proletario» non dimentica e non perdona. Così alle 20 di domenica sera è scattata la facile ritorsione.
Un centinaio di giovani con il volto coperto e mascherato da sciarpe e caschi si è avvicinato all'edificio e ha imbrattato auto in sosta, pareti e interni. Poi rapidamente come sono arrivati si sono eclissati. L'albergo si è limitata a confermare l'attacco, senza però voler aggiungere commenti.
La polizia ha poi recuperato le tute usate dagli antagonisti e iniziato la solita ricerca di filmati che possano portare a una svolta nelle indagini.


Dalla Torre Galfa ai cinema: a rischio esproprio 175 stabili

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C'è l'ex cinema De Amicis, un «cantiere abbandonato» in pieno centro, Ma anche lo storico Palazzo Citterio in via Brera, sebbene pubblico e - agli atti - «in corso di «riqualificazione» sarà attentamente monitorato dal Comune. Come la Torre Galfa, ex proprietà di Ligresti, già al centro delle cronache per una memorabile occupazione del collettivo Macao: è in atto un progetto congiunto di ristrutturazione, ma intanto compare nella lista. E ci sono gli ex cinema Splendor, Maestoso, Luce, Adriano, una lunga serie di negozi e abitazioni vuote o con le finestre murate, vecchie fabbriche o edifici postali segnalati in tutte le 9 zone. Un elenco di 175 immobili e aree in stato di abbandono o degrado e dunque, secondo il nuovo regolamento edilizio in discussione da ieri in Consiglio comunale, a rischio di esproprio. É l'articolo più contestato di tutta la norma. L'opposizione ha depositato circa 300 emendamenti in buona sostanza per fare ostruzionismo a quel passaggio: «Va eliminato». Ma è «un passaggio fondamentale» per la giunta, come conferma il vicesindaco Ada Lucia De Cesaris, pronta invece ad accogliere altre richieste di modifica. Su questo punto, l'unica apertura è sulla richiesta che sia l'aula ad avere l'ultima parola sugli edifici in questione. La giunta ha difeso da dicembre, quando ha deliberato il regolamento, e nelle decine di commissioni con gli operatori, la possibilità di obbligare i proprietari di aree dismesse da almeno 5 anni a recuperarle, in un modo o nell'altro. In caso di rifiuto, potrebbero scattare l'esproprio, la requisizione, un intervento diretto del Comune per il restyling o bandi per affidarli a privati. Ma dopo mesi di discussioni e polemiche senza poter entrare nel merito, ha finalmente consegnato ai consiglieri la mappatura degli immobili privati inutilizzati e in stato di degrado. Un censimento che «rappresenta la fotografia della città esistente», interi immobili o interruzioni di lavori di cantiere che «rappresentano situazioni spesso in essere da anni e di impatto sui quartieri» spiega il vicesindaco. Dal Grand Hotel Brun in via Caldera all'ufficio delle Poste in piazzale Accursio all'ex Plasmon di via Cadolini. Ci sono anche le baracche rom di via Bonfadini e il campo abusivo in via Forlanini 37. C'è il «grande complesso ex industriale non utilizzato, con capannoni e uffici» in via Mecenate 84 o il parcheggio sotterraneo «di tre piani, chiuso e spesso allagato» in via Pietro Gaggia. Si denuncia il cantiere del palazzo in corso Buenos Aires 77 fermo per fallimento o lo scheletro della residenza universitaria di via Malipiero. I consiglieri Fdi Riccardo De Corato e Marco Osnato promettono battaglia contro «gli espropri di stile sovietico. L'articolo 42 della Costituzione tutela la proprietà privata». Espropriare un privato «che decide di non usare un immobile è contro la legge e inutile, il Comune già non ha fondi per sistemare i propri» attacca il capogruppo di Fi Fabrizio De Pasquale.

Maroni promette: «Stadio del Milan sulle aree Expo»

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(...) Una proposta «già avanzata al passato governo, ma senza risposta. La porremo nuovamente e mi auguro che insieme al parlamento, nella revisione costituzionale, tengano conto anche di questa richiesta che è di tutte le regioni del Nord». Perché, spiega Maroni, «il residuo fiscale, ovvero i soldi trattenuti da Roma rispetto alle tasse versate dai lombardi, arriva a 57 miliardi di euro, quando il bilancio della Regione è di 23».
Per quanto riguarda i rapporti con il Comune, Maroni è fiducioso che entro marzo si troverà un accordo per le case popolari visto che sull'Aler si sta cercando una soluzione condivisa, anche se tramontal'ipotesi di un'unica società che accorpi i due patrimoni immobiliari (ma «solo perché si sta cercando uno strumento più conveniente»). Più complicata la fusione Trenord-Atm per la quale Maroni si aspettava dal sindaco Giuliano Pisapia maggiore collaborazione («è un'operazione utile, anche le ferrovie sono d'accordo»). Nessun accordo nemmeno rispetto alla volontà della Regione di acquistare azioni Sea, la società che gestisce Linate e Malpensa e di cui Palazzo Marino vuol mantenere la maggioranza assoluta. Con Maroni che potrebbe allora rivolgersi ai privati.

Lavori in XXIV Maggio, caos e rabbia

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Traffico impazzito, automobilisti e commercianti infuriati. É stato un primo giorno da incubo ieri per l'avvio dei cantieri in piazza XXIV Maggio, i lavori che trasformeranno l'area in semipedonale e trasformeranno la Darsena in un porto turistico. Dal mattino, si è formato un serpentone di auto lungo la Darsena, da viale Gorizia fino a viale Papiniano e, sull'altro fronte, imbottigliamenti in via Col di Lana, via Custodi, via Gian Galeazzo. Il caos per le strade, che è continuato per tutto il giorno, ha costretto la polizia locale a inviare sul posto quattordici pattuglie per dirigere il traffico. Su Twitter e su Facebook sono fioccate le proteste dei residenti (pare poco informati sulle modifiche) e i commenti al vetriolo di chi, probabilmente non a conoscenza dei lavori in corso fino al 30 settembre, è rimasto bloccato a lungo nel traffico e si è sfogato con lo smartphone: «Speriamo che il beneficio sia proporzionale al (colossale) disagio», scrive qualcuno. «Ai condomini delle vie adiacenti non è stato dato un nessun volantino - protesta un residente del quartiere -. Questa mattina (ieri, ndr.) ci siamo ritrovati delle deviazioni anche pedonali. Nessuno sa ancora come muoversi e le alternative da percorrere». I disagi hanno interessato anche i pendolari: hanno modificato il percorso per i lavori il tram 3, il tram 9, il bus 59, il bus 325, il bus N6 e il bus Q59.
«Forti preoccupazioni» aveva espresso già nei giorni scorsi il vicepresidente di Confcommercio Lino Stoppani, l'associazione è in contatto quotidiano con l'assessorato ai Lavori pubblici. Si cercano soluzioni per tre dei principali problemi espressi dai negozi, bar e ristoranti della zona, in primis garantire l'accessibilità a tutte le attività comprese nell'area, da via Col di Lana ai Navigli a corso San Gottardo, durante i lavori. Secondo: preservare il più possibile l'occupazione del suolo pubblico da parte dei pubblici esercizi, il principale problema sono i tavolini e sedie in via Ascanio Sforza. La terza questione è «migliorare la segnaletica sulla viabilità per i clienti che arrivano in zona e sono disorientati e garantire informazione e accesso ai parcheggi della zona». Quello di viale Gorizia e Porta Genova sono dati in concessione dal Comune a privati, è possibile che scattino forme di convenzione con i gestori dei locali.
Invita tutti alla calma l'assessore al Welfare del Comune, Pieefrancesco Majorino_ «Per anni abbiamo detto tutti che piazza XXIV Maggio era un delirio. Pessima sul piano della viabilità, indecente su quello del decoro. Ora - prosegue -, finalmente partono i lavori e la sua complessiva risistemazione. Non avendo ancora inventato la bacchetta magica, e non essendo il sindaco Mago Merlino, ci saranno cantieri e disagi. Per tutti: per i commercianti, chi ci andrà in macchina, chi la attraverserà. Dureranno dei mesi. Poi, finalmente, avremo un luogo bello, i commercianti e i proprietari di case che oggi si lamentano vedranno riqualificata la loro zona e iper-salvaguardati i loro interessi».

Garibaldi, ascensori-trappola: famiglia bloccata per 40 minuti

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E la stazione Garibaldi si trasforma in una trappola di metallo. Il nonno accompagna la nipotina e la nuora al treno, ma si trova bloccato in un ascensore secondario per oltre mezz'ora. Domenica pomeriggio Paolo Bonvissuto stava accompagnando sua nuora Federica e la nipotina di 14 mesi al treno, ma si è ritrovato intrappolato per quaranta minuti nell'ascensore di servizio dell'hub: «Anche questo è un biglietto da visita per il prossimo Expo – commenta poco dopo essere stato liberato dai Vigili del fuoco – a cominciare dal fatto che il cartellone luminoso ha indicato il binario del treno dieci minuti prima della partenza: chi come noi ha un bambino in passeggino non può correre per la stazione e comunque non avremmo potuto – racconta l'uomo – perché l'ascensore centrale era guasto, allora per non prendere le scale ce ne hanno indicato un altro, quello in cui siamo rimasti bloccati». «Lei pensi – afferma Federica ancora molto scossa – che non abbiamo visto nessuno delle Ferrovie e quelli del servizio d'emergenza ci hanno detto: aspettate ancora dieci minuti, se non arriva nessuno verranno poco dopo i Vigili del fuoco». E in effetti il tecnico che ha aggiustato l'elevatore centrale è sopraggiunto a emergenza già risolta. Inoltre Federica non ha perso il treno solo perché Italo ha provveduto subito a cambiare il titolo di viaggio della donna con quello di un convoglio in partenza un'ora dopo.
Nei momenti concitati si sono anche visti i volontari del Sos Lambrate costretti a lasciare la lettiga nell'atrio per accorrere tempestivamente in soccorso delle persone bloccate: «Vogliamo che sia chiaro che anche senza lettiga eravamo perfettamente in grado di intervenire efficacemente – specificano dopo aver constato che i tre non necessitavano di cure particolari – perché nel caso di ambienti poco pratici abbiamo un lenzuolo con cui trasportare gli eventuali feriti». In questo caso si è risolto tutto con un poco di spavento, lacrime della bambina di Federica, e un ritardo nel prendere il treno. Lei non si fiderà degli ascensori, dove sarebbe comunque difficile far entrare una lettiga del pronto soccorso anche se fossero funzionanti, della stazione Garibaldi per diverso tempo. Agli altri, in caso di guai non resta che confidare nelle capacità di intervento dei Vigili del fuoco e dei volontari del 118.

Mense, nuove proteste Anche il 4 aprile i bambini senza cibo

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Famiglie e genitori preparatevi. Il 4 aprile i vostri bambini si troveranno di nuovo senza il pasto a scuola. Ieri mattina infatti solo il 50% dei punti cucina ha lavorato, preparando e distribuendo i pranzi ai bambini per l'assemblea sindacale indetta da Cgil e Rsa. I lavoratori dei punti cucina di Milano Ristorazione hanno annunciato un nuovo sciopero per il 4 aprile.
I delegati della Cisl, intanto, stanno decidendo in questi giorni le prossime azioni.
Oggetto del contendere: la gestione del personale, i contratti e gli spostamenti dei lavoratori. «Milano Ristorazione - accusa Agostino Vigna della Cisl funzione pubblica - sposta il personale senza tenere conto dei carichi di lavoro e delle limitazioni dei dipendenti». I 900 dipendenti distribuiti negli oltre quaranta punti cucina che servono appunto le scuole della città, elementari, medie e dell'infanzia, assunti a tempo indeterminato, hanno un orario di lavoro di 18 ore settimanali, ma si ritrovano a fare sempre più ore di straordinario, denunciano i sindacati.
«Quello che noi chiediamo - spiega Tatiana Cazzaniga, segretario Cgil Fp - è appunto la formalizzazione nel contratto dell'allungamento dell'orario di lavoro, riducendo così gli straordinari che tra l'altro costano molto di più all'azienda. Sono due anni che lo chiediamo, a fronte di continui rinnovi del contratto, ma senza risultati». Altro problema: il trasferimento di alcuni dipendenti dal punto cucina di via Gargano a Sammartini. «Al di là del disagio per i lavoratori il trasferimento nasconde una riorganizzazione più ampia che l'azienda non ci vuole comunicare», l'accusa.

Maroni festeggia il «compleanno» col nuovo stadio dei rossoneri

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Oggi l'incontro con il presidente del Coni Giovanni Malagò con cui parlerà della nuova città dello sport da costruire sui terreni Expo, giovedì quello con il premier Matteo Renzi per chiedere di trattenere il 75 per cento delle tasse versate in Lombardia. Due appuntamenti importanti per Roberto Maroni che proprio ieri ha compiuto il suo primo anno da governatore, assicurando la buona salute della sua giunta che venerdì sarà messa alla prova negli Stati generali convocati con categorie e parti sociali.
Ma ieri era anche l'ultimo giorno per presentare ad Arexpo le manifestazioni d'interesse per il nuovo stadio. Una sola quella arrivata, ma di prestigio perché sulla carta intestata del Milan che è disposto ad abbandonare san Siro per costruire a partire da giugno 2016 un impianto da 60mila posti su un'area di 120mila mq, di cui 20mila a parco più le attività commerciali. «Sono soddisfatto - ha detto Maroni - perché sta prendendo forma l'idea di realizzare un nuovo stadio con piscina olimpica e altre strutture». Come velodromo e palazzetto. Oggi all'Arena l'incontro con Malagò per interrogarlo su «quali impianti sportivi servano a Milano e alla Lombardia intorno allo stadio».
Dopodomani, invece, il faccia a faccia con Renzi a cui Maroni chiederà di applicare il «modello Lombardia» per fare una «vera spending review da 20 miliardi, altro che quella di Cottarelli». Un suggerimento «che darò gratis a Renzi, a cominciare dai nostri risparmi sulla sanità e sul numero dei dipendenti regionali». Poi uno dei punti fermi della sua campagna elettorale. «A Renzi chiederò poter trattenere il 75 per cento del gettito fiscale».(...)

Milano, quattro ragazzi in ospedale dopo uno spinello a scuola

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Ormai nelle scuole italiane che giri droga purtroppo è un fatto assodato: sempre più spesso si sentono storie di spinelli ma anche il consumo di droghe pesanti, come cocaina ed eroina, sta registrando un mercato da record fra i giovanissimi. A Milano, al liceo tecnico Galileo Galilei, uno spinello stava per costare molto caro a cinque ragazzi che ieri sono stati ricoverati in ospedale dopo averlo fumato. Siamo all'intervallo, in un istituto con circa 600 alunni. Facile nascondersi a occhi indiscerti, se si vuole: così i cinque, una ragazza ucraina di 17 anni, due ragazze italiane di 15 anni, una 18 enne del Guatemala e un 16enne di origini romene, si nascondono in un angolo dell'istituto per consumare la "canna" prima della ripresa delle lezioni. Ma lo "sballo"  è costato loro più di quanto potessero immaginare.

Subito dopo essere rientrati in classe una delle ragazze, quella di origini ucraine, ha avvertito un malore ed ha perso i sensi. Preoccupati gli insegnanti e i compagni. Trasportata d'urgenza all'ospedale Niguarda, in codice rosso, la ragazza è stata ricoverata per ulteriori accertamenti. Poco dopo il collasso, anche altri tre ragazzi, fra cui il giovane romeno, hanno accusato dolori al petto, nausea e giramenti di testa: anch'essi sono stati ricoverati in ospedale, in codice verde, e rilasciati in serata assieme all'amica. Nessuna conseguenza grave, ma solo una forte paura.

"È un episodio molto grave che non si era mai verificato prima - ha detto il preside Roberto Ceriani -. Prima pensiamo alla salute dei nostri ragazzi, poi prenderemo provvedimenti. I ragazzi - continua - saranno puniti, ma faremo indagini interne per capire chi ha venduto la droga. Le conseguenze più gravi saranno per chi ha fatto entrare la droga nell’istituto".

La quinta ragazza del gruppo ha raccontato di aver comprato la marijuana per offrirla ai compagni: secondo alcuni, come segno di "coesione del gruppo". Secondo un recente studio, sempre più spesso i giovani sono vittime di droghe "contraffate", riempite appositamente di sostanze tossiche per aumentarne gli effetti o incrementarne il peso. Con conseguenze catastrofiche per l'organismo: meningiti croniche, difficoltà respiratorie e danni permanenti all'apparato respiratorio. Lasciando ai giovani inconsapevoli il rischio di consumare qualcosa di ulteriormente pericoloso a quanto già la droga sia di per sé.

Ricoverata in codice rosso una ragazza ucraina di 17 anni, niente di proccupante per gli altri. Il preside: "Prenderemo provvedimenti"


Trovato il ragazzo che ha distribuito droga a scuolaDenunciato dalla polizia, quasi certamente sarà sospeso

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In attesa che arrivi un provvedimento della scuola, quasi sicura la sospensione, la polizia ha individuato e denunciato l'adolescente che ha ceduto la marijuana fumata nei bagni del Galilei dai ragazzi poi finiti all'ospedale. Il giovane ha dichiarato di aver comprato il «fumo» per se e di averne ceduta una parte in via amichevole alla sedicenne che l'ha poi assunta insieme agli amici durante l'intervallo.
Inizia dunque così la vicenda dei cinque studenti, quattro femmine e un maschio dai 14 ai 17 anni, dell'istituto tecnico di via Paravia 31, che durante l'intervallo si sono fatti una canna al bagno. Un paio di boccate poi quattro di loro si sono sentiti male, nausea, vertigini, giramenti di testa. Assistiti dal personale del 118, sono stati portati in ospedale in codice verde, visitati e subito dimessi. Tutti tranne una sedicenne che ha confessato di aver portato lei la cannabis a scuola e, dopo qualche tentennamento, ha anche indicato il ragazzo che gliel'ha fornita.
Le volanti sono andati a casa del ragazzo scoprendo che si tratta di un 17enne che abita in zona Scalo Romana con il padre operaio e la madre casalinga. Incensurato, frequenta un altro istituto e ha il vizietto degli spinelli. L'altro giorno ha comprato un po' di fumo «in giro, per la strada, non saprei indicare con precisione da chi» e di averne ceduto qualche pizzico all'amica sedicenne del Galilei. In effetti la polizia ha trovato in casa, e sequestrato, una trentina di grammi di erba. Trattandosi di un incensurato, ed essendo abbastanza credibile la sua versione, la polizia l'ha denunciato a piede libero. A scuola intanto si preparano i consigli d'istituto per le punizioni da infliggere ai ragazzi: quasi sicuri un paio di giorni di sospensione per tutti.

Maroni accusa Pisapia «Vuole solo le poltrone»

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Il bon ton istituzionale è finito. Le società partecipate stanno diventando un ring per sindaco e governatore, finora hanno camminato con i piedi di piombo, dosando le parole per evitare che una di troppo facesse franare probabili accordi, ora siamo ai pugni in faccia. Il botta e risposta a distanza ieri è partito sul tema della fusione tra Atm (del Comune) e Trenord (della Regione). «Il progetto del Pirellone non ci convince affatto - attacca Giuliano Pisapia - perchè prevede che il Comune metta a disposizione della holding il 100% di Atm Servizi avendo solo un terzo della governance dell'ipotetica futura azienda, per noi sarebbe in perdita». Roberto Maroni è «dispiaciuto» per il no, ma la lettura dei fatti è diversa: «La nostra proposta rimane più che ragionevole e a me sta a cuore la qualità del servizio, che migliorerebbe sicuramente. Avremmo un player di livello europeo per il trasporto lombardo, dal ferro alla gomma - sintetizza-. Io non sono interessato ad avere un uomo in più o in meno o alle quote. Tutte cose che invece ho impressione interessino molto a Pisapia». Dal sistema di trasporto alla gestione del patrimonio edilizio popolare, lo show si ripete. Anche qui, dopo mesi di trattative sembra arrivata ad un binario morto l'ipotesi di creare una nuova società per gestire le case Erp di Milano oggi affidate ad Aler. Palazzo Martino ha presentato a Maroni uno studio per creare una newco di proprietà sia comunale sia regionale, secondo Pisapia «ci vuole un cambiamento totale» e con la nuova società «potremmo gestire in parità di rapporti le case popolari». Ma il governatore anche qui smonta l'impianto del Comune, «un progetto a prima vista non soddisfacente perchè aumenta i costi e non li diminuisce» comunque «stiamo valutando ed entro il 31 marzo darò una risposta, mi auguro ci siano gli spazi per fare una cosa innovativa e utile, altrimenti rimane la convenzione che c'è», ossia quella in essere con Aler, in scadenza proprio all'ultimo del mese.
Ma ieri il tema delle partecipate ha creato agitazione anche nelle stanze di Palazzo Marino. Il sindaco ha chiesto di incontrare i capigruppo per importanti comunicazioni su A2a. Comune di Milano e Brescia hanno deciso di vendere insieme il 5% della società, obiettivo incamerare quasi 130 milioni di euro (68 sono destinati a Milano). L'advisor Mittel (scelto con gara al ribasso e contestato per conflitto di interessi dal centrodestra) ha indicato una strada diversa dall'asta pubblica per velocizzare l'operazione ed evitare il rischio di gara deserta: vendita entro il 19 maggio scegliendo la procedura Abb (Accelerated book building), la vendita a banche ed attori istituzionali attraverso un collocatore scelto con bando pubblico (a cui andrebbe l'1-1,5% del valore). Forza Italia, Lega e Fdi alzano i paletti: «Per noi l'unica via possibile è l'asta pubblica, garantisce la massima trasparenza e guadagni». Ricordano il ricorso dell'Ulivo e dell'allora consigliere di opposizione Basilio Rizzo contro l'Abb previsto con la vendita Aem, nell'era Albertini. Ma oggi il presidente dell'aula Rizzo si sente garantito e anzi spera «che si faccia avanti Fondazione Cariplo per acquistare l'intero pacchetto», ipotesi circolata già mesi fa. Nonostante infine i verbali usciti in questi giorni sulla vendita delle quote Sea a F2i alimentino sospetto sul ruolo giocato dall'ex assessore al Bilancio Bruno Tabacci, il sindaco ha bocciato la richiesta dell'opposizione di riferire in aula.

Via libera del Coni: la città dello sport sarà sulle aree Expo

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Il governatore Roberto Maroni non è ancora riuscito a convincere il Comune, ma ieri ha incassato il fondamentale via libera del presidente del Coni Giovanni Malagò assolutamente favorevole a costruire la Città dello sport si terreni di Rho-Pero. Partecipando ieri al convegno «Ex(s)port 2015. Lo Sport ai tempi dell'Expo» all'Arena, Malagò ha detto di fare «il tifo perché finita l'Expo si faccia gioco di squadra per lasciare in quell'area un'eredità per lo sport e il sociale». Un bello spot per il futuro villaggio che comincia a prendere corpo. «È un impegno da prendere insieme, ciascuno per le proprie responsabilità», ha concluso il presidente del Coni facendo per la prima volta esempi di impianti da affiancare al nuovo stadio che sembra essere ormai un punto fermo. «Non servono scienziati per dire che a Milano manca una piscina olimpica - ha spiegato - Che vuol dire non solo la vasca, ma tutto un impianto all'avanguardia. E poi c'è il grande tema del palazzetto dello sport multidisciplinare» che magari serva a supportare «l'avventura di Armani nella pallacanestro». Tra le discipline citate da Malagò per il palasport anche quelle legate al ghiaccio «per riprendere la grande tradizione che c'è nel territorio». Con lo stadio che non dovrebbe ospitare solo il calcio, ma anche altri sport come pallavolo, pallamano e hockey.
Esattamente quanto auspicato da Maroni che è arrivato al convegno mostrando, lui che è un rossonero di ferro, la carta intestata su cui l'ad del Milan Barbara Berlusconi ha presentato ad Arexpo la manifestazione d'interesse per la costruzione del nuovo impianto che dovrà sostituire san Siro. Almeno per quanto riguarda il Diavolo, perché nessuna notizia è arrivata dall'Inter che si pensava avrebbe potuto partecipare al bando. Il rischio di grandi eventi come l'Expo, ha aggiunto Maroni, «è che dopo restino solo il deserto o le macerie». Per questo la sua idea è che «a Milano si faccia qualcosa che resti nei decenni». E chiedendo per questo «uno sforzo di creatività e fantasia che faccia dire all'Europa che questa sarà un'altra eccellenza di Milano e della Lombardia». La ricerca dei fondi non dovrebbe essere un problema. «Se il Coni ci aiuterà, saremo ovviamente felici - ha assicurato il governatore - Ma il dovere delle istituzioni è trovarli. E questo si può fare». Un'ipotesi è il ricorso ai privati ai quali, come si è già fatto per lo stadio del Milan, potrebbe essere chiesto di partecipare allo sforzo per costruire la piscina o il palazzetto. Con Maroni che ha ribadito che chiederà «a Malagò di quali strutture ci sia bisogno, perché nel progetto non ci deve essere nulla di meno, ma nulla di più. La cittadella si deve progettare per gli sportivi e non per gli interessi di chi deve costruire». E a proposito della piscina, un ex pallanuotista come il presidente della Provincia Guido Podestà confessa che il suo progetto sarebbe di «costruirla all'Idroscalo, un'ambientazione perfetta per un impianto di cui la città ha assoluto bisogno». E, tornando allo stadio, Maroni conferma che «sarà da 60mila posti, così potremo vederci giocare la finale di Champions League. Magari con il Milan». E per chiudere l'assicurazione di Malagò che se l'Expo sarà un successo, l'Italia potrà chiedere per Roma o Milano la candidatura all'Olimpiade del 2024.

Scioperi e divieti antismog: due giorni da bollino rosso

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Oggi lo sciopero dei mezzi pubblici e di Trenord. Domani scatta il divieto anti-smog per le auto diesel Euro 3 e i tassisti incrociano le braccia. Se ci mettiamo i cantieri di piazza XXIV Maggio che stanno facendo impazzire il traffico da via Col di Lana a viale Papiniano, dire che saranno due giorni da bollino rosso sulle strade è quasi retorico. Con ordine. Questa mattina dalle 8.45 alle 15 e poi dalle 18 al termine del servizio sono a rischio i mezzi Atm, dipenderà dall'adesione allo sciopero nazionale del trasporto pubblico locale. Per alleviare i disagi il Comune ha deciso di spegnere per tutta la giornata le telecamere di Area C, resta attivo invece il divieto di accesso alla circolazione nella Cerchia dei Bastioni per i veicoli di lunghezza superiore a 7,5 metri. Turni liberi per i taxi. Possibili disagi anche per chi viaggia a bordo dei treni regionali Trenord, visto che Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uilt-Uil, Ugl e Faisa Cisal hanno indetto un'astensione dal lavoro di 24 ore. Variazioni, ritardi e cancellazioni potranno riguardare esclusivamente le tratte Milano-Saronno-Varese Nord-Laveno, Milano-Saronno-Como Lago, Milano-Saronno-Novara Nord, Milano-Seveso-Asso, Milano-Seveso-Mariano/Camnago, Brescia-Iseo-Edolo. Possibili ripercussioni anche sul Passante ferroviario milanese e sulle linee suburbane S1, S2, S4, S9, S13. Anche il servizio aeroportuale Malpensa Express da Cadorna e da Centrale potrà subire variazioni. Il servizio su queste linee sarà garantito dalle 6 alle 9 e dalle 18 alle 21.
Proprio per evitare che la combinazione sciopero e blocchi anti-smog paralizzassero Milano, la Provincia ha concesso una deroga per oggi, ma da domani entreranno in vigore le misure previste dal protocollo di collaborazione con i Comuni dell'hinterland per contrastare l'emergenza Pm10. I valori delle polveri sottili hanno superato per dieci giorni consecutivi la soglia media giornaliera di 50 microgrammi al metro cubo nelle dieci centraline monitorate da Arpa (Arese, Cassano d'Adda, Limito di Pioltello, Magenta, Milano Città Studi, Milano Senato, Milano Verziere, Robecchetto, Trezzo d'Adda e Turbigo). Fino a che il Pm10 non rientrerà sotto i livelli di allarme per tre giorni consecutivi, non potranno circolare su tutto il territorio cittadino e nei Comuni di prima fascia i veicoli diesel Euro 3 senza fap (già off limits in Area C) dalle ore 8.30 alle 18 se privati, dalle 7.30 alle 10 se commerciali. Viene estesa invece ai Comuni di seconda fascia l'ordinanza regionale che vieta la circolazione dal lunedì al venerdì dalle 7.30 alle 19.30 ai veicoli a benzina e diesel Euro 0, diesel Euro 1 e 2 e quello totale dal lunedì alla domenica dei ciclomotori e motocicli a due tempi Euro 0. Il protocollo della Provincia prevede interventi sui riscaldamenti, con la diminuzione di un grado centigrado delle temperature negli edifici (da 20 a 19 gradi) e la riduzione di due ore (da 14 a 12) della durata di accensione degli impianti. Ai negozi viene chiesto di tenere chiuse le porte. L'assessore all'Ambiente Cristina Stancari invita anche «tutti gli amministratori di condominio e i responsabili di impianti autonomi a ridurre a 18 gradi la temperatura in casa. In Provincia i caloriferi sono già spenti dal 13 marzo». Il Comune offre domani e venerdì l'abbonamento giornaliero al bike sharing. Per chi ha l'annuale, la scadenza sarà prolungata di due giorni.

lo spilloI francesi in metrò e noi pedaliamo

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Lo smog non è un'esclusiva milanese, anche Parigi deve fare i conti con livelli altissimi delle polveri inquinanti. Nei giorni scorsi, ha deciso una cura drastica, l'avvio della circolazione a targhe alterne. Una misura impopolare, quando è accaduto a Milano in passato c'è stata la rivolta. Per venire incontro a famiglie e lavoratori e non paralizzare le imprese, è scattata la circolazione gratuita sui mezzi pubblici a Parigi e in tutta la sua regione. Uno sforzo economico importante (4 milioni di euro al giorno di mancati incassi) a fronte di un grande sacrificio chiesto alla popolazione. Anche ai nostri pendolari c'è una buona notizia. Da domani scatta il blocco antismog per i diesel Euro 3, ma potranno girare gratis con il Bikemi. Apperò. I francesi viaggiano in metrò, i milanesi «pedalano».

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